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Creare una buona relazione di cura per le persone affette da Alzheimer: da sempre una sfida della nostra struttura

Creare una buona relazione di cura per le persone affette da Alzheimer: da sempre una sfida della nostra struttura

Gli operatori del Residence affrontano quotidianamente la sfida della gestione di pazienti affetti da Alzheimer ricoprendo un ruolo fondamentale nella cura e nel supporto rivolto non solo all’ospite ma a tutta la famiglia che nella maggioranza dei casi non possiede tutti i mezzi necessari per gestire le difficoltà legate alla malattia.

Quale è il ruolo che rivestono i nostri’operatori sanitari (caregivers professionali) all’interno della nostra struttura nella gestione quotidiana degli ospiti affetti da tale malattia?

Grazie all’architettura con cui sono stati studiati gli spazi e in particolare quelli comuni e l’annesso parco esterno e la filosofia su cui basiamo le cure all’ospite affetto da Alzheimer, i nostri operatori, dopo aver ricevuto adeguata formazione specifica per gestire i malati di Alzheimer, possono  fornire assistenza all’interno di un ambiente più familiare e confortevole.

Certamente nell’ambito di tale gestione non mancano le difficoltà e nelle riunioni con gli operatori che si tengono all’interno del Residence, le maggiori difficoltà manifestate sono solitamente legate ai disturbi del comportamento.

Per chi li osserva dall’esterno risultano incomprensibili, mentre per la persona che li mette in atto hanno una logica intrinseca alla necessità di esprimere un bisogno o richiesta di aiuto. Spesso questi comportamenti hanno in comune delle determinate caratteristiche: ad esempio, il perpetuarsi nel tempo, come camminare avanti e indietro per un corridoio, oppure ripetere lo stesso vocalizzo. Questa loro ripetitività li porta spesso a toccare gli oggetti personali dei caregiver oppure, entrare nelle camere degli altri senza bussare, violando così lo spazio personale degli altri ospiti della struttura. Questi comportamenti sono in genere disturbanti per le altre persone ma la sfida per gli operatori è quella di non focalizzarsi sul gesto, ma fare un passo oltre, risalendo al reale bisogno che c’è dietro di esso: ogni disturbo comportamentale è infatti in realtà l’espressione di un bisogno. Ovvero, possiede una sua valenza comunicativa e intende esprimere un disagio senza poter essere esternalizzato attraverso i classici canali, in quanto la capacità cognitiva è compromessa dalla malattia.

La sfida dei nostri operatori è sempre quella di riuscire a risalire ai bisogni che stanno dietro ad espressioni insolite e trovare il punto di incontro con l’ospite senza alterare il suo stato di coscienza.

“In ogni momento, riferisce Maria Teresa, una nostra operatrice formata nella gestione dell’ospite con malattia di Alzheimer,  dobbiamo avere ben presente che stiamo interagendo con un ospite “speciale” e la nostra attenzione deve essere canalizzata soprattutto verso il linguaggio non verbale, in quanto esso viene colto molto di più del contenuto verbale”.

Gli operatori cercano di mantenere un tono di voce pacato, dolce e il contenuto espresso in frasi brevi e con parole significative, senza porre troppe domande al malato di Alzheimer ma cercando di interpretare i prpri fabbisogni attraverso la gestualità.

Sempre Maria Teresa ci dice: “al posto di interpellare con domande, come normalmente viene fatto per gli altri anziani, siamo noi a dare l’informazione che l’ospite con Alzheimer non riesce a recuperare dalla sua memoria. Aiutiamo a ricordare, anziché chiedere di ricordare”.

Nel trattamento della malattia è fondamentale mantenere una relazione attiva con la persona con demenza. Diventa quindi molto importante che l’operatore abbia a propria disposizione gli strumenti necessari per affrontare le situazioni più diverse.

Esistono infatti molti strumenti, che la nostra struttura ha messo a disposizione degli operatori per la gestione del rapporto con l’ospite con malattia di Alzheimer.

Può capitare che un operatore si ritrovi in una situazione difficile da risolvere, ma gli strumenti a sua disposizione lo aiutano ad essere una presenza efficace e sicura per la persona. Sentirsi una presenza efficace migliora l’umore e il senso di tranquillità dell’operatore e ciò è fondamentale perché le persone che hanno una demenza sentono tantissimo le emozioni di chi sta intorno a loro. Quindi, se l’operatore è tranquillo nella relazione con il paziente, la persona lo percepisce e questo è sicuramente il primo strumento da tenere in conto!

Secondo l’esperienza di Floriana, un’altra operatrice formata per la gestione dell’ospite affetto da Alzheimer, “Uno degli strumenti che trovo più efficace sono le scatole empatiche, che contengono dei ricordi cari per la persona o degli oggetti significativi del suo passato, così come molto efficace è laromaterapia, attraverso l’utilizzo di olii essenziali o profumi ed odori che normalmente sono in casa come piante, agrumi o spezie”.

Ai nostri operatori insegnamo come la prima cosa a cui prestare attenzione quando si interfacciamo con una persona che presenta disturbi del comportamento, come dicevamo in apertura, è quella di osservarla e quindi di prendersi uno spazio e un tempo di analisi quando mette in atto un comportamento. Sempre Maria Teresa ci riferisce come “a noi operatori viene spontaneo agire subito, ma la cosa più importante è invece osservare come la persona si comporta e l’ambiente in cui è inserita, cercando di ipotizzare quale sia il bisogno che sta cercando di esprimere. Con tali pazienti infatti non possiamo avere certezze, ma possiamo fare affidamento su tante possibilità ed ipotesi mantenendo sempre la nostra mente e la nostra attività aperta”.

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